Coronavirus, nella casa per padri separati: "La pandemia ha tolto la speranza, molti non chiedono più aiuto"

La pandemia ha provocato disagi a molti padri separati che per mesi, durante il lockdown, non sono riusciti vedere i figli quanto avrebbero voluto per evidenti problemi logistici e anche per le ristrettezze economiche, che spesso seguono le separazioni. A Torino tre associazioni aiutano i padri in difficoltà. Ma non tutti riescono ad accedere ai loro servizi. "Ultimamente le richieste sono diminuite: è diminuita non l'esigenza ma l'aspettativa di trovare una soluzione ai propri problemi", spiega Luigi Ronzulli, presidente della "Casa per padri separati". Che in questi mesi ha dovuto dure molti no: "I nostri alloggi sono pieni e non abbiamo più posto".
 
Il servizio gestito dalla Caritas si occupa di ospitare i genitori per brevi periodi negli appartamenti di "Nonno Mario", per permettere ai papà che non hanno alloggi adatti di stare insieme ai loro bambini, ma perché il servizio possa ripartire a pieno ritmo si dovrà attendere almeno dicembre. Ecco le testimonianze di alcuni padri e volontari.
 
Servizio di Francesca Lai

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